Aveva iniziato a cantare fin da bambina e la natura l’aveva dotata di una voce forte, lei così minuta nel corpo, – di una straordinaria sonorità. In famiglia il padre Guglielmo, musicista, individua, nelle voci dei figli, ben otto tra maschi e femmine, le caratteristiche musicali. Ben presto, negli anni che per l’Italia sono ancora di guerra, ma non a Napoli, già “liberata” dagli alleati, per sopravvivere Guglielmo Pagano incomincia a suonare accompagnato dalle figlie, ancora bambine. La povertà di quegli anni farà nascere un tipo specifico di esibizione estemporanea che accomunerà due importanti artiste napoletane nate sorelle in casa Pagano, Angela e Marina: la “Posteggia” cioè un duo musicale formato da un musicista uomo e una cantante bambina.
Le esibizioni avvenivano in locali pubblici, soprattutto ristoranti, frequentati dalle sole persone danarose di quei tempi, gli ufficiali alleati.
Il repertorio era quello della Canzone Napoletana, che offriva tante differenti possibilità di genere, dalla musica più allegra e sfrenata a quella più sentimentale e dolce.
Crescendo Marina Pagano prosegue come cantante di strada, altro tipo di spettacolo tradizionale nei luoghi partenopei.
Arrivata all’età adulta Marina si allontana dalla famiglia per cercare un proprio futuro, da Napoli si sposta a Roma, va a “bottega” per un certo periodo nella compagnia di Eduardo, e cerca di proseguire sul versante musicale che sente più congeniale.
Partecipa tuttavia anche a lavori teatrali, come già aveva fatto per un anno nella compagnia di Eduardo. Al decennio degli anni Cinquanta appartengono le partecipazioni a Viva l’Italia con Gino Buzzanca e a Le Troiane. Marina comunque continua a cantare, ma il suo mondo musicale è quello della musica popolare e degli spettacoli nei luoghi pubblici. Non vi sono grandi guadagni discografici né importanti ingaggi in prestigiose sedi: i luoghi sono le vie e le piazze dove Marina, senza microfoni, canta.
Si giunge così alla fine degli anni Sessanta, quando la sua presenza in spettacoli teatrali con musica aumenta:
1968 assieme a Nino Taranto in una parodia dell’opera buffa Il Socrate immaginario con musiche di Paisiello;
1969 con la direzione di Giuseppe Patroni Griffi emerge come protagonista dello spettacolo Napoli notte e giorno su testi di Raffaele Viviani.
Molto intensa e proficua la collaborazione con la RAI; già nel 1970 per Piccole Storie: Racconti Napoletani registra L’assistito di Matilde Serao, assieme a Carlo Croccolo e a Giuseppe Porelli; nel 1971, assieme a Vittorio De Sica, in un programma dal titolo Incontro con Marina Pagano.
Al 1974 data la sua partecipazione a Canzonissima che aumenta e consolida l’ampiezza della sua notorietà. Effetto immediato è la pubblicazione del suo primo LP Jesce Sole, vera perla musicale, con 10 canti popolareschi napoletani, curati da Achille Millo e Roberto De Simone, a questo LP segue Io vi racconterò che contiene 10 canzoni d’amore di autori contemporanei, da un recital.
La stagione teatrale 1975 è dedicata al recital A modo mio… con canzoni scritte per lei da Enrico Medail, Fiorenzo Carpi, Giorgio Gaslini e altri autori di primo piano. Menzione a parte merita la partecipazione al cast dell’opera musicale La Gatta Cenerentola scritta a partire dal testo di Giovanbattista Basile e musicata da Roberto De Simone nel 1976, dove Marina canta con l’ensemble musicale partenopeo Nuova Compagnia di Canto Popolare, che gravitava attorno alle ricerche musicali di De Simone.
Nel 1982 la partecipazione al film dell’amico Massimo Troisi Ricomincio da tre, nel ruolo della zia del protagonista, piccolo “cameo” di cui Marina era incantata e non si stancava di rivedere, come ancora ricorda Pino Ammendola. Ed infine le ultime due produzioni teatrali: Le farse Cavaiole del 1986 rielaborate dall’opera cinquecentesca di Vincenzo Braca, con Antonio e Maurizio Casagrande e O di uno o di nessuno di Pirandello, allestito nel 1987. Tutti e due questi spettacoli ebbero la regia di Giuseppe Rocca. enciclopediadelledonne
Il giorno 25 novembre, in occasione della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne, la Municipalità 1 in collaborazione con l’Associazione Tu-Tutte Unite, ha organizzato presso il Museo Pan la mostra evento “Riemergere - Storie Sopravvissute”.
L’evento ha l’obbiettivo di affrontare la tematica della violenza contro le donne.
In particolare la giornata si aprirà con un incontro-dibattito che avrà luogo presso la sala De Stefano del Museo Pan il giorno 25 novembre dalle ore 9.30 alle ore 13.00.
Il convegno sarà incentrato sulle metodiche di approccio al problema della violenza sulle donne e affrontato con una tavola rotonda degli organi competenti del territorio. Il focus riguarderà l’analisi delle risorse messe in campo delle istituzioni e dalle realtà del terzo settore per supportare le donne e le famiglie ad uscire dalla violenza. A conclusione del convegno ci sarà l’apertura della Mostra Evento la quale sarà possibile visitare per l’intera giornata. Programma convegno (5.61 MB)
L’esposizione a ingresso gratuito è organizzata con la collaborazione della Commissione Cultura del Comune di Napoli, rappresenta un momento concepito per accogliere più forme e più linguaggi artistici: dalla fotografia alla pittura, dalla scultura alla performance, dalla musica alla video proiezione. Saranno presenti giovani artisti emergenti che avranno modo di esporre accanto nomi già da tempo affermati nel panorama artistico napoletano. Programma mostra (1.26 MB)L’idea è quella di creare uno spazio di confronto tra sguardi, linguaggi, modi di percepire, affrontare e rappresentare il fenomeno, tenendo conto di come, attraverso il tempo e attraverso le generazioni, il tema della violenza è emerso ed è stato affrontato. Da questa considerazione è nata la volontà di chiedere agli artisti opere che focalizzassero non solo il momento drammatico della violenza, ma soprattutto le possibilità di rinascere e di riemergere. Alle 17.30 è prevista una doppia degustazione dei taralli di Taralleria Napoletana accompagnati dai vini prodotti da Le Donne Del Vino.
La partecipazione all’evento vale per l’acquisizione di crediti formativi rilasciati dall’Ordine degli Assistenti Sociali della Regione Campania.
È Moà da Terni a vincere il 18° “Premio Bianca d’Aponte”, il concorso per cantautrici che si è tenuto al teatro Cimarosa di Aversa il 28 e 29 ottobre. A lei anche la menzione per il miglior testo.
Ad aggiudicarsi il Premio della Critica “Fausto Mesolella” è stata invece Jole da Savona.
La menzione della giuria per la migliore musica va a Fefe da Bolzano, quella per migliore interpretazione a Jungle J. Anne da Grosseto.
Alla vincitrice assoluta va il Premio Bianca d’Aponte, con borsa di studio di 1.000 euro, la partecipazione come ospite alla prossima edizione del Premio, tre concerti di presentazione prodotti da Doc Live e la possibilità di partecipare al Premio dei Premi del Mei di Faenza. Al Premio della Critica “Fausto Mesolella” va una borsa di studio di 800 euro e la partecipazione come ospite al Premio Nilla Pizzi che si svolgerà al Teatro Bibiena di Sant’Agata Bolognese il 19 novembre.
Molti i premi collaterali assegnati direttamente da membri delle giurie e da realtà vicine al Premio Bianca d’Aponte.
A Jole vanno altri due riconoscimenti: il “Premio ’Na stella” del Virus Studio, con l’incisione di un brano con la produzione artistica di Ferruccio Spinetti, e quello di Soundinside Basement Records, consistente nella realizzazione di un video live in studio.
Fefe e Giorgia Canton da Verona si aggiudicano una proposta per un anno di assistenza legale e manageriale da parte di Siedas.
Per Assia Fiorillo da Napoli c’è la proposta di una possibile collaborazione artistica con l’etichetta Suoni dall’Italia di Mariella Nava, mentre l’etichetta femminile “Maieutica Dischi” di Veronica Marchi offre la produzione e pubblicazione di un brano a Lula da Roma.
Infine a Angelae da Padova la Dcave records del produttore artistico Daniele Grasso offre la produzione completa di un EP di tre brani.
Erano in gara a anche Candeo da Milano, Lamo, anch’essa, da Milano e Alessandra Nicita da Lecce.
A salire sul palco, oltre le finaliste del contest, ci sono stati importanti artisti del panorama musicale italiano, come Niccolò Fabi, Simona Molinari, Raiz, Pacifico, Isotta, Giuseppe Barbera, Piero Fabrizi e Kaballà.
Con loro anche Grazia Di Michele, in veste di madrina, ruolo per il quale ha presieduto la giuria generale e cantato “Respira piano”, un brano di Bianca d’Aponte, la cantautrice a cui la manifestazione è dedicata.
E poi due artiste che sono state anche premiate: Paola Pitagora, a cui è stato assegnato il premio alla carriera della Città di Aversa, e la cubana Sorah Rionda, che ha ricevuto il Premio Bianca d’Aponte International, in collaborazione con il Premio Andrea Parodi di Cagliari.
Da sottolineare infine la presenza sul palco del Cimarosa di un gruppo di alunni del liceo classico e musicale Cirillo di Aversa che hanno omaggiato Bianca d’Aponte eseguendo il suo brano “Clessidra”.
La direzione artistica del Premio è di Ferruccio Spinetti, mentre la conduzione era affidata a Daniela Esposito e Ottavio Nieddu. Rai Radio 1 è media-partner ufficiale.
Nel corso delle serate era disponibile la compilation della 18a edizione del Premio, che il pubblico ha potuto ricevere in cambio di un’offerta al tavolo di Emergency, cui sarà devoluto l’intero ricavato.
A decidere i premi principali sono state due giurie, una generale e una critica.
Della prima hanno fatto parte: Grazia Di Michele, Giuseppe Barbera, Tony Bungaro, Diego Calvetti, Rossana Casale, Valentina Casalena Parodi, Mimì Ciaramella, Gianni Cicchi, Sergio Delle Cese, Piero Fabrizi, Massimo Germini, Kaballà, Saverio Lanza, Elena Ledda, Carlo Marrale, Vanni Pierini, Simona Molinari, Mariella Nava, Raiz, Alfredo Rapetti Mogol, Ivan Rufo.
La giuria che decreterà il Premio della Critica “Fausto Mesolella” sarà formata da Enrico de Angelis, Roberta Balzotti, Salvo Battaglia, Ilaria Cappelluti, Giovanni Chianelli, Angiola Codacci Pisanelli, Giorgiana Cristalli, Mauro De Cillis, Giuliano Delli Paoli, Angela Garofalo, Elisabetta Malantrucco, Michele Monina, Francesco Paracchini, Duccio Pasqua, Leonardo Pascucci, Fausto Pellegrini, Alessia Pistolini, Paolo Talanca, John Vignola.
Si arricchisce ulteriormente il cast del 18° “Premio Bianca d’Aponte” di Aversa, il concorso per cantautrici diventato ormai un punto fermo nel panorama italiano della musica di qualità, in programma al teatro Cimarosa di Aversa il 28 e 29 ottobre.
In veste di ospiti si aggiungono ai nomi già comunicati quello di Niccolò Fabi, per la prima volta al d’Aponte, e quello di Paola Pitagora, a cui verrà assegnato il premio alla carriera della Città di Aversa. Ma saliranno sul palco del Cimarosa anche Giuseppe Barbera, Piero Fabrizi e Kaballà, artisti da tempo legati al Premio, anche in veste di giurati, e Sorah Rionda, a cui è andato il Premio Bianca d’Aponte International. Da sottolineare infine la presenza di un gruppo di alunni del liceo classico e musicale Cirillo di Aversa che omaggeranno Bianca d’Aponte eseguendo una sua canzone.
Confermate poi le presenze di Simona Molinari, Raiz, Pacifico e Isotta (che come vincitrice della scorsa edizione aprirà entrambe le serate), nonché quella di Grazia Di Michele, in veste di madrina. Il Premio ospita infatti ogni anno una cantautrice di rilievo che presiede la giuria e propone un brano di Bianca d’Aponte.
Alcune delle finaliste e degli ospiti saranno accompagnati dalla band residente diretta da Alessandro Crescenzo.
La direzione artistica è di Ferruccio Spinetti, mentre la conduzione quest’anno è affidata a Daniela Esposito e Ottavio Nieddu. Rai Radio 1 è media-partner ufficiale.
Giovedì 27 ci sarà una sorta di anteprima della manifestazione, con un seminario sulla scrittura delle canzoni curato da Giuseppe Anastasi e Giuseppe Barbera, in programma dalle 10 alle 17 all’Auditorium Bianca d’Aponte, in Via Nobel.
Venerdì 28 ottobre alle 11 invece sarà l’Aula Magna del Liceo Cirillo ad ospitare un incontro con Andrea Miccichè del Nuovo Imaie. Poi alle 20 al Teatro Cimarosa ci sarà la prima serata del Premio, con ospiti Niccolò Fabi, Isotta, Pacifico, Sorah Rionda, Giuseppe Barbera e con gli allievi del Liceo Cirillo.
Sabato 29 ottobre si aprirà alle 10 nella sala conferenze dell’Hotel Max con la presentazione del libro “Storie di straordinaria fonia” (Bertoni editore) di Foffo Bianchi, Duccio Pasqua e Francesca Gaudenzi. Sarà presente Duccio Pasqua, intervistato da Giuseppe Scuotri. Alle 11 ci sarà poi spazio per il tradizionale incontro con le dieci finaliste, condotto quest’anno da Roberta Balzotti. Alle 20, serata finale del Premio con la madrina Grazia Di Michele e con Isotta, Piero Fabrizi, Kaballà, Simona Molinari, Paola Pitagora e Raiz. Alla fine della serata verrà proclamata la vincitrice ed assegnati gli altri premi previsti.
In veste di madrina ci sarà poi Grazia Di Michele. Il Premio ospita infatti ogni anno una artista di rilievo che presiede la giuria e propone un brano di Bianca d’Aponte, la cantautrice a cui è dedicata la manifestazione. Ad aprire le serate sarà invece la vincitrice dello scorso anno, Isotta, mentre a condurre saranno Daniela Esposito e Ottavio Nieddu.
È molto variegato stilisticamente il novero delle finaliste del 18o “Premio Bianca d’Aponte”, il concorso per cantautrici diventato ormai un punto fermo nel panorama italiano della musica di qualità.
Sono undici le artiste selezionate:
Angelae (Angela Zanonato) da Padova,
Candeo (Paola Candeo) da Milano,
Giorgia Canton da Verona,
Fefe (Federica Sartori) da Bolzano,
Assia Fiorillo da Napoli,
Jole (Jole Canelli) da Savona,
Jungle J. Anne (Giulia Covitto) da Grosseto,
Lamo (Daniela Mornati) da Milano,
Lula (Lucrezia Di Fiandra) da Roma,
Moà (Martina Maggi) da Terni,
Alessandra Nicita da Lecce.
Le finali sono in programma al teatro Cimarosa di Aversa il 28 e 29 ottobre, con la direzione artistica di Ferruccio Spinetti e con, in veste di madrina, Grazia Di Michele. Il Premio ospita infatti ogni anno una artista nota che presiede la giuria e propone un brano di Bianca d’Aponte, la cantautrice a cui è dedicata la manifestazione. Sino ad oggi si sono succedute in questo ruolo Arisa, Rachele Bastreghi (Baustelle), Rossana Casale, Chiara Civello, Ginevra di Marco, Cristina Donà, Irene Grandi, Elena Ledda, Petra Magoni, Andrea Mirò, Simona Molinari, Nada, Mariella Nava, Brunella Selo, Tosca, Paola Turci, Fausta Vetere.
Le finaliste sono state come sempre selezionate in un mese e mezzo di lavoro del Comitato di Garanzia del Premio, formato da decine di addetti ai lavori. Si tratta di produttori, discografici, manager, cantanti. autori, musicisti, giornalisti tra i più importanti nel mondo musicale italiano. Sono:
Giuseppe Anastasi (cantautore), Roberta Balzotti (Tgr RAI),
Giuseppe Barbera (musicista e compositore), Fabrizio Basso (SkyTg24),
Tony Bungaro (cantautore), Rossana Casale (cantautrice),
Valentina Casalena Parodi (Premio Andrea Parodi), Marco Cavalieri (Radio Elettrica),
Giovanni Chianelli (Il Mattino), Mimì Ciaramella (musicista e compositore),
Molti i riconoscimenti in palio. Alla vincitrice assoluta andrà il Premio Bianca d’Aponte, con borsa di studio di € 1.000, la partecipazione come ospite alla prossima edizione del Premio, tre concerti di presentazione prodotti da Doc Live e la possibilità di partecipare al Premio dei Premi del Mei di Faenza. Per chi si aggiudicherà il Premio della Critica “Fausto Mesolella” (storico direttore artistico della manifestazione) è prevista una borsa di studio di € 800. Verranno inoltre assegnate menzioni per miglior testo, migliore musica e migliore interpretazione.
A questi si aggiungono vari premi assegnati ad alcune finaliste direttamente da realtà esterne all’organizzazione o da singoli giurati. Fra quelli confermati c’è una borsa di studio al Cet di Mogol da parte della ‘Fondazione Jacqueline e Totò Savio’; il “Premio ’Na stella” (titolo di una canzone di Mesolella) del Virus Studio, con l’incisione di un brano con la produzione artistica di Ferruccio Spinetti; una proposta per un anno di assistenza legale e manageriale per l’artista vincitrice o altra finalista da parte di Siedas; un premio di Soundinside Basement Records consistente nella realizzazione di un video live in studio e quello dell’etichetta Suoni dall’Italia di Mariella Nava, con la proposta di una possibile collaborazione artistica. Inoltre, da questa edizione, la Dcave records del produttore artistico Daniele Grasso offre a una finalista la produzione completa di un EP di tre brani.
Partner del Premio Bianca d’Aponte sono: Emergency, Rai Radio1, M.A.U., NuovoImaie, Doclive, Premio Andrea Parodi, Suoni dall’Italia, “Pem Festival – Parole e musica in Monferrato”, L’isola che non c’era, Fondazione “Jacqueline e Totò Savio”, Blogfoolk, Maieutica Dischi, Siedas, Virus Studio, Soundinside. Nuovi partner sono: Dcave records e il Premio Nilla Pizzi, organizzato dal Teatro Bibiena di Sant’Agata Bolognese.
Jane Austen è stata una scrittrice britannica, figura di spicco della narrativa neoclassica, e una delle autrici più celebri e conosciute del panorama letterario del Regno Unito e mondiale. Figlia del pastore anglicano George Austen e di Cassandra Leigh, Jane Austen nacque in un piccolo villaggio nel sud dell'Inghilterra. Penultima di otto figli, sei maschi e due femmine (James, George, Edward, Henry Thomas, Francis William, Charles John, Jane e Cassandra Elizabeth), fu legata particolarmente alla sorella Cassandra (che, come l'autrice, non si sposerà mai), con la quale intrattenne una fitta corrispondenza andata per la maggior parte distrutta. Cassandra, oltre che sua sorella, era anche la sua migliore amica. Jane trascorse il primo anno della sua vita insieme a una balia, come era uso per l'epoca. Crebbe in un ambiente vivace e culturalmente stimolante; il padre si occupò personalmente della sua istruzione, insegnandole il francese e le basi della lingua italiana, e contribuì alla sua crescita letteraria grazie ad una collezione di libri che contava circa cinquecento volumi. Nel 1783, secondo le consuetudini familiari, Jane e Cassandra andarono a Oxford e in seguito a Southampton per approfondire la loro istruzione insieme a Mrs. Ann Cawley. Dal 1785 al 1786 le due sorelle frequentarono la Abbey School di Reading e tornarono a casa nel dicembre di quell'anno.
Tra il 1787 e il 1793 Jane Austen scrisse i suoi Juvenilia, tre raccolte, dai toni umoristici o gotici, di racconti, poesie, bozze di romanzi e parodie che emulavano la letteratura dell'epoca e che erano scritti per divertire la ristretta cerchia di conoscenti. Tutti i brani sono infatti dedicati ad amici e parenti ad eccezione di Edgar ed Emma. Amore e amicizia, il più famoso tra gli Juvenilia, è una parodia in forma epistolare dei racconti romantici; le protagoniste (Laura, Isabel e Marianne) descrivono per corrispondenza le proprie emozioni amorose con toni forti e violenti dimenticando il decoro e il buon senso. La Austen tratterà approfonditamente questo tema pochi anni dopo col personaggio di Marianne Dashwood in Ragione e sentimento. Nel dicembre del 1795 Jane Austen conobbe Thomas Langlois Lefroy, il nipote di alcuni vicini di Steventon, per il quale iniziò a provare un attaccamento; la famiglia Lefroy ritenne la figlia del reverendo Austen inadeguata socialmente per il giovane Tom e decise di allontanarlo da Steventon già nel gennaio del 1796. Data la dipendenza economica del giovane Lefroy dal prozio che si occupava dei suoi studi per indirizzarlo all'attività legale, il matrimonio fu così impossibile.
Tra il 1795 e il 1799 Jane Austen iniziò la stesura di quelli che diventeranno i suoi lavori più celebri: Prime impressioni, prima bozza di Orgoglio e pregiudizio, ed Elinor e Marianne che divenne Ragione e sentimento. Nel 1795 lavorò anche a un racconto epistolare, Lady Susan, e scrisse, appunto, il suo primo romanzo Elinor e Marianne. Nel 1796 iniziò a lavorare al suo secondo romanzo Prime impressioni, terminato nell'agosto del 1797 all'età di soli 21 anni.
Pur vivendo nel periodo delle guerre napoleoniche, la Austen non tratta mai nei suoi romanzi gli avvenimenti bellici. Le milizie di passaggio sono sullo sfondo degli eventi a lei più cari: le cerchie ristrette della provincia, le storie d'amore e la vita quotidiana. Con ironia e arguzia illustra i personaggi che popolano la campagna inglese e che influenzano il sogno di felicità matrimoniale delle sue eroine. Le donne sono il fulcro fondamentale di ogni romanzo, facendo di Jane Austen "una delle prime scrittrici a dedicare l'intero suo lavoro all'analisi dell'universo femminile" o, con le parole di Virginia Woolf, "l'artista più perfetta tra le donne". Ma l'ironia di Jane Austen non risparmia nemmeno le sue eroine, di cui descrive pregi e difetti in maniera implacabile. Attraverso poche battute sarcastiche il lettore inquadra i personaggi senza la necessità di lunghe dissertazioni. Le donne devono possedere virtù come la moderazione e il buon senso che vincono sulla spontaneità e la passione, come dimostra il diverso destino che la Austen riserva alla ragionevole Elinor e all'impetuosa Marianne in Ragione e sentimento. La timida Fanny Price di Mansfield Park e la remissiva Anne Elliot di Persuasione attendono pazientemente il loro momento conquistando l'amore. Ma anche Elizabeth Bennet coi suoi pregiudizi, la viziata Emma Woodhouse e la sognatrice Catherine Morland maturano e capiscono l'importanza della riflessione giungendo al, sempre presente, matrimonio desiderato.
"Allora," osservò Elizabeth, "il suo concetto di donna istruita deve comprendere capacità non comuni." "Appunto, capacità non comuni."
"Oh, si capisce!" esclamò la sua [di Darcy] fedele sostenitrice [Caroline Bingley]; "non si può stimare veramente istruita una persona che non superi di molto la media. Una donna deve conoscere a fondo la musica, il canto, il disegno, la danza e le lingue moderne, per meritare questo attributo; e oltre a tutto ciò, deve avere un certo non so che nell'aspetto e nell'andatura, nel tono di voce, nel modo di esprimersi e di rivolgere la parola, altrimenti l'aggettivo sarà meritato soltanto per metà."
Orgoglio e pregiudizio, capitolo 8.
Becoming Jane - Il ritratto di una donna (Becoming Jane) è un film del 2007 diretto da Julian Jarrold. Film biografico che racconta i primi anni della celebre autrice Jane Austen, interpretata da Anne Hathaway, e incentrato sul suo rapporto con Thomas Langlois Lefroy, interpretato da James McAvoy.
Jane Austen a Manhattan (Jane Austen in Manhattan) è un film del 1980 diretto da James Ivory. Il film ha segnato il debutto cinematografico di Sean Young.
Ragione e sentimento (Sense and Sensibility) è un film del 1995 diretto da Ang Lee, con Kate Winslet, Alan Rickman, Emma Thompson, Hugh Grant e Robert Hardy, vincitore del Golden Globe come miglior film drammatico del 1995 e l'Orso d'Oro al Festival di Berlino del 1996. Il film vince inoltre il Premio Oscar per la migliore sceneggiatura non originale nel 1996 (il premio va ad Emma Thompson). La pellicola è tratta dall'omonimo romanzo di Jane Austen. Nella colonna sonora, Jane Eaglen canta in due brani.
1996 - Premio Oscar
Miglior sceneggiatura non originale a Emma Thompson
Nomination Miglior film a Lindsay Doran
Nomination Migliore attrice protagonista a Emma Thompson
Nomination Miglior attrice non protagonista a Kate Winslet
Nomination Migliori costumi a Jenny Beavan e John Bright
Nomination Migliore fotografia a Michael Coulter
Nomination Miglior colonna sonora a Patrick Doyle
1996 - Golden Globe
Miglior film drammatico
Migliore sceneggiatura a Emma Thompson
Nomination Migliore regia a Ang Lee
Nomination Migliore attrice in un film drammatico a Emma Thompson
Nomination Miglior attrice non protagonista a Kate Winslet
Nomination Miglior colonna sonora a Patrick Doyle
1996 - Premio BAFTA
Miglior film a Lindsay Doran e Ang Lee
Miglior attrice protagonista a Emma Thompson
Miglior attrice non protagonista a Kate Winslet
Nomination Migliore regia a Ang Lee
Nomination Miglior attore non protagonista a Alan Rickman
Nomination Miglior attrice non protagonista a Elizabeth Spriggs
Nomination Miglior sceneggiatura non originale a Emma Thompson
Nomination Migliori costumi a Jenny Beavan e John Bright
Nomination Migliore fotografia a Michael Coulter
Nomination Migliore scenografia a Luciana Arrighi
Nomination Miglior trucco a Morag Ross e Jan Archibald
Cristina Trivulzio di Belgioioso nacque a Milano il 28 giugno 1808.
Benché nobile per nascita (i Trivulzio erano una nota famiglia aristocratica milanese) divenne principessa a seguito del matrimonio con il giovane e avvenente principe Emilio Barbiano di Belgioioso, uno scapestrato, che dilapidò una bella fetta del patrimonio della moglie e che le trasmise anche la sifilide. Questa donna, che fu una delle più importanti figure del nostro Risorgimento, é quasi sempre dimenticata negli insegnamenti scolastici o, al più, se ne dà un breve cenno, come se fosse stata, in quel grande teatro della rinascita nazionale, poco più di una comparsa.
Forse questa trascuratezza é dovuta al sesso, ma se si guarda bene la sua vita, di cui Arrigo Petacco ha scritto ampiamente, si potrà notare che vi sono altri motivi, ben più rilevanti. Benché nobile e ricchissima era convinta che solo con l’istruzione dei suoi cittadini uno stato avrebbe potuto dar corso alle riforme che gli erano necessarie e che potevano così essere comprese da tutti. Scriveva senza remore, diceva sempre ciò che pensava – e pensava bene -, mettendo in piazza tutto quanto non era di dominio pubblico (e non erano bagatelle), insomma é facile ora comprendere perché una simile protagonista non abbia ancor oggi il rilievo che meriterebbe liberolibro.it Nella Milano stendhaliana di quel primo scorcio del secolo, quando i milanesi, passata la grande ubriacatura napoleonica, ancora stentavano ad adattarsi alle regole severe ristabilite dall'Austria metternichiana, il clamoroso annuncio del matrimonio della «Cristinetta» con quello scavezzacollo del Prince charmant rimbalzò da un salotto all'altro come il più piccante argomento di conversazione.
D’altra parte, la stessa Cristinetta, ossia la marchesina sedicenne Cristina Trivulzio, unica erede del più cospicuo patrimonio della Lombardia, sapeva benissimo che razza di marito si fosse scelta. Anzi, forse era stata proprio la fama di sfrenato dongiovanni dai byroniani appetiti che circondava l'affascinante principe Emilio di Belgioioso ad accendere la sua capricciosa fantasia di ragazza inquieta e desiderosa di uscire da sotto l'ala protettrice dei suoi pedanti tutori. A farle modificare il suo spericolato proponimento non erano bastate le allarmate perplessità dei parenti, preoccupati soprattutto per la sorte del patrimonio di famiglia, e neppure un epitalamio scurrile e maligno che il conte Ferdinando Crivelli le aveva fatto pervenire alla vigilia delle nozze. Stampate su un elegante cartoncino rosa, le Stanze epitalamiche per le faustissime nozze di donna Cristina preconizzavano infatti alla sposa un futuro niente affatto roseo. «Un pezzo principesco hai tu voluto» scriveva rivolto a Cristina l’improvvisato poeta. «Ma poi che lui teco avrà goduto, / lussureggiando andrà con questa o quella.» E proseguiva sarcastico informandola che il suo sposo, «Prence di nome, ma birichin di fatto», non avrebbe mai messo la testa a posto e avrebbe continuato «a oziar nei caffè e nelle platee», cosicché non era difficile immaginare che «di puttaneggiar tutta la sua vita adombra». Ma così va il mondo, sembrava commentare rassegnato l’irriverente poeta, e «poiché la donna ama il peggio, il colpo hai fatto!». Infine, da buon uccello del malaugurio, il conte Crivelli concludeva con questa ironica esortazione: E invano ti udirem gridare aiuto: ma come indietro più non si ritorna, rendere solo potrai corna per corna. Purtroppo per Cristina, la maligna profezia si rivelerà esatta prima del previsto. Ma ciò che ora può stupire non è tanto la preveggenza del conte Crivelli quanto il fatto che, nel pieno della stagione romantica, un maturo signore di buona educazione e di nobili natali osasse rivolgersi a una innocente fanciulla alla vigilia delle nozze usando un linguaggio così offensivo e triviale.
Web Radio Associazione Vitanova NavigATTori, Santi (forse), Poeti: pensieri dedicati, a cura di Silvana Guida
In realtà, a stupirci siamo soltanto noi contemporanei ingannati dai ricordi scolastici e dalle letture di quelle sublimi poesie amorose che hanno creato nell’immaginario collettivo una falsa idea del romanticismo. Nella società europea dell’epoca, più che uno stile di vita, il romanticismo era soprattutto una moda raffinata che, in un certo senso, contribuiva semmai a rendere più stimolanti quelle trasgressioni che si sono sempre ripetute in tutte le stagioni. Al romanticismo ideale cantato dai poeti si opponeva insomma un romanticismo reale impastato di sbrigliate passioni, di raffinate dissolutezze, di adulteri e di giochi proibiti. La principessa del nord. La misteriosa vita della dama del Risorgimento: Cristina di Belgioioso Arrigo Petacco
Elisa Arranged By, Producer [Realized By], Keyboards – Celso Valli Lyrics By – G. Trovato Music By – A. Anastasio G. Felisatti Programmed By [Sounds and Computer] – Luca Bignardi
Gerardina Trovato – Non È Un Film
Non è un film è un album della cantante italiana Gerardina Trovato, pubblicato su etichetta Sugar nel 1994.
Prodotto da Celso Valli, l'album contiene, oltre alla canzone omonima presentata al 44º Festival di Sanremo, contiene fra l'altro Vivere, cantata con Andrea Bocelli, e Insieme senza parole.
L'album, come il precedente intitolato Gerardina Trovato, è un successo: ottiene il disco di platino.
Sacheen Littlefeather, nota in italiano come Piccola Piuma, pseudonimo di Marie Louise Cruz è stata un'attrice e attivista statunitense.
Il 23 marzo 1973 è salita sul palco del Dorothy Chandler Pavilion per ritirare l'Oscar al miglior attore vinto da Marlon Brando per Il padrino. Per l'occasione l'attore scrisse un discorso di otto pagine, ma il produttore Howard Koch impedì di leggerlo per intero, informando che Littlefeather avrebbe avuto solamente un minuto. Nel suo discorso si presentò come apache, criticando la rappresentazione dei nativi americani da parte di Hollywood e citando l'incidente di Wounded Knee.
Prima di acquisire notorietà durante la notte degli Oscar, ha posato come modella per la rivista Playboy. Negli anni 1980 ha partecipato a campagne per la lotta all'AIDS, causa di morte del fratello. wikipedia.org
QUANDO SACHEEN LITTLEFEATHER BARATTÒ LA SUA LIBERTÀ PER LA LIBERTÀ. di Mattia Persico“Buonasera. Mi chiamo Sacheen Littlefeather. Sono Apache e sono il presidente del National Native American Affirmative Image Committee. Sono qui questa sera in rappresentanza di Marlon Brando, che mi ha chiesto di dirvi, in un lungo discorso che non posso condividere con voi al momento, a causa del tempo, ma sarò lieta di condividere con la stampa in seguito, che con molto dispiacere lui non può accettare questo premio. Le ragioni di ciò, sono il trattamento riservato agli Indiani d’America nell’industria cinematografica e in televisione. […]” “Per duecento anni abbiamo detto agli Indiani che si battevano per la loro terra, le loro famiglie e il loro diritto di essere liberi: ‘deponete le armi, amici, e vivremo insieme’. Quando loro hanno deposto le armi, li abbiamo uccisi. Abbiamo mentito, li abbiamo privati delle loro terre. Li abbiamo costretti a firmare accordi fraudolenti che abbiamo chiamato ‘trattati’ e che non abbiamo mai mantenuto. Li abbiamo trasformati in mendicanti in un continente che ha dato loro la vita […]”
Cinquant’anni dopo l’Academy chiede scusa a Sacheen Littlefeather - Nel suo discorso del 1973 Sacheen Littlefeather, che era la prima donna nativa americana a salire sul palco dell’Academy, si era presentata come presidente della National native american affirmative image, e anche se le avevano concesso solo sessanta secondi per dire il testo – molto più lungo – del suo discorso, era riuscita a sollevare le questioni importanti di razzismo, violenza, emarginazione che i nativi subivano e continuano a subire, portando l’attenzione su quanto stava accadendo a Wounded Knee, dove i nativi avevano occupato simbolicamente la cittadina del sud Dakota negli stessi luoghi in cui nel 1890 la cavalleria americana aveva massacrato i loro avi chiedendo il rispetto dei trattati, la fine delle aggressioni al popolo indiano, dello sfruttamento dei territori. Accusati di terrorismo erano stati repressi con durezza da esercito americano e federali.
Sacheen Littlefeather - #unadonnalgiorno - Mi chiamo Sacheen Littlefeather. Sono Apache e sono la presidente del National Native American Affirmative Image Committee. Sono qui questa sera in rappresentanza di Marlon Brando, che mi ha chiesto di dirvi, in un lungo discorso che non posso condividere con voi al momento, a causa del tempo, ma sarò lieta di condividere con la stampa in seguito, che con molto dispiacere lui non può accettare questo premio. Il motivo è il trattamento riservato agli Indiani d’America nell’industria cinematografica e in televisione.
Questo breve discorso ha segnato uno dei momenti più importanti nella storia del cinema per la lotta contro le minoranze. A tenerlo è stata Sacheen Littlefeather, attivista per i diritti civili delle popolazioni native, alla cerimonia degli Oscar del 1973, quando rifiutò, al posto di Marlon Brando il premio come miglior attore per Il Padrino, come forma di protesta contro la rappresentazione dei nativi americani a Hollywood. Nata col nome di Marie Louise Cruz il 14 novembre 1946 a Salinas, in California, da padre nativo americano (Apache e Yaqui) e madre statunitense di origine europea che, dall’Arizona si erano trasferiti in California, perché le coppie di razza mista erano allora illegali in quello stato. Venne allevata dai nonni materni seguendo i dettami della religione cattolica e, avendo subito non poche discriminazioni per le sue origini, molto giovane, ha iniziato il suo attivismo prendendo il nome Sacheen Littlefeather. Nel 1969, è entrata a far parte degli Indians of All Tribes e partecipato all’occupazione di Alcatraz. Grazie a una borsa di studio, ha studiato recitazione cominciando a lavorare per la radio e la televisione e fu così che conobbe Marlon Brando con cui collaborò nell’American Indian Movement (AIM). John Wayne venne trattenuto da varie persone che gli evitarono di salire sul palco per cacciarla con la forza. La sua carriera venne stroncata sul nascere, la ragazza che all’epoca era una giovane attrice in erba, finì per trovarsi tutte le porte chiuse in faccia ad Hollywood, mentre i media arrivarono addirittura ad accusarla di essere una finta Nativa Americana scelta per recitarne il ruolo. Dopo gli Academy Awards, Sacheen Littlefeather andò a trovare Marlon Brando a casa e venne ferita da vari colpi di pistola sparati davanti alla porta d’ingresso, provocandole il collasso dei polmoni. Dopo essersi ripresa ha studiato medicina e nutrizione, ha vissuto per qualche tempo in Europa, per poi insegnare al St. Mary’s Hospital di Tucson, in Arizona. Ha anche a lavorato con l’Institute of American Indian Arts di Santa Fe. Nel 1979 ha co-fondato il National American Indian Performing Arts Registry, che in seguito ha aiutato diversi attori a partecipare alla produzione di Balla coi lupi.Ha prodotto vari film e spettacoli sulle persone native americane, condiviso un Emmy Award come consulente per Danza in America. Nel 2009, ha preso parte con la sua testimonianza al documentario Reel Injun.
Aida Patria Mercedes, Maria Argentina Minerva, Antonia Maria Teresa Mirabal nacquero a Ojo de Agua provincia di Salcedo nella Repubblica Dominicana da una famiglia benestante. Combatterono la dittatura(1930-1961) del dominicano Rafael Trujillo, con il nome di battaglia Las Mariposas (Le farfalle).
Il 25 novembre 1960 Minerva e Maria Teresa decidono di far visita ai loro mariti, Manolo Tavarez Justo e Leandro Guzman, detenuti in carcere. Patria, la sorella maggiore, vuole accompagnarle anche se suo marito è rinchiuso in un altro carcere e contro le preghiere della madre che teme per lei e per i suoi tre figli. L’intuizione della madre si rivela esatta: le tre donne vengono prese in un’imboscata da agenti del servizio segreto militare, torturate e uccise.
Il loro brutale assassinio risveglia l’indignazione popolare che porta nel 1961 all’assassinio di Trujillo e successivamente alla fine della dittatura.
Il 17 dicembre 1999 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con la risoluzione 54/134, dichiara il 25 novembre Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne in loro memoria.
La militanza politica delle tre sorelle Mariposas era iniziata quando Minerva, la più intellettuale delle tre, il 13 ottobre 1949, durante la festa di san Cristobal, organizzata dal dittatore per la società più ricca di Moca e Salcedo, aveva osato sfidarlo apertamente sostenendo le proprie idee politiche.
Minerva mostra fin da bambina un carattere forte e indipendente e una grande passione per la lettura, il suo paese e la libertà. La sua influenza sulle sorelle è notevole, soprattutto su Maria Teresa, la più piccola, che la prende a modello e cerca di emularla negli studi universitari, iscrivendosi ad Architettura, facoltà che non termina, conquistando soltanto il grado tecnico in Agrimensura.
Maria Teresa segue Minerva giovanissima nella militanza politica, dopo essersi fidanzata con un altro attivista politico, Leandro Guzmàn, amico del marito di Minerva.
Dopo la conclusione degli studi superiori Minerva chiede ai genitori il permesso di studiare Diritto all’Università (suo grande sogno fin dall’infanzia), ma la madre di oppone: conoscendo le sue spiccate idee politiche, teme per la sua incolumità. Per consolarla del diniego il padre le permette di imparare a guidare e le regala un automobile su cui, con grande audacia per i tempi, scorrazza da sola per tutta la provincia.
Ma nel 1952, all’età di ventisei anni, Minerva riesce a iscriversi all’Università di Santo Domingo, che frequenterà fra divieti e revoche. Dopo la laurea però non le viene consentito l’esercizio della professione.
Minerva, unica donna insieme a Dulce Tejada in un gruppo di uomini, il 9 gennaio del 1960 tiene nella sua casa la prima riunione di cospiratori contro il regime che segnò la nascita dell’organizzazione clandestina rivoluzionaria Movimento del 14 giugno e il cui presidente fu suo marito Manolo Tamarez Justo, assassinato nel 1963. Minerva fu l’anima del movimento «Durante un’epoca di predominio dei valori tradizionalmente maschili di violenza, repressione e forza bruta, dove la dittatura non era altro se non l’iperbole del maschilismo, in questo mondo maschilista si erse Minerva per dimostrare fino a che punto ed in quale misura il femminile è una forma di dissidenza». (Dedè Mirabal)
Ben presto nel Movimento 14 giugno, oltre alla giovanissima (quando fu assassinata aveva soltanto venticinque anni) Maria Teresa e al marito, che già da anni erano attivisti politici, furono coinvolti anche la materna e solidale Patria e il marito Pedro Gonzalez.
Patria aveva abbandonato gli studi presso una scuola secondaria cattolica di La Vega (come farà Dedé per badare all’attività familiare) per sposare a sedici anni un agricoltore. Patria è molto religiosa e generosa, allegra e socievole; si definisce “andariega”, girovaga, perché ama molto viaggiare. Era madre di quattro figli (ma l’ultimo visse soltanto pochi mesi) e non esita ad aderire al movimento per « non permettere che i nostri figli crescano in questo regime corrotto e tirannico».
La loro opera rivoluzionaria è tanto efficace che il Dittatore in una visita a Salcedo esclama: «Ho solo due problemi: la Chiesa cattolica e le sorelle Mirabal».
Nell’anno 1960 Minerva e Maria Teresa vengono incarcerate due volte; la seconda volta vengono condannate a cinque anni di lavori forzati per avere attentato alla sicurezza nazionale, ma a causa della cattiva reputazione internazionale di Trujillo dopo l’attentato al presidente venezuelano Betancourt, vengono rilasciate e messe agli arresti domiciliari. Trujillo progetta il loro assassinio in modo che sembri un incidente, per non risvegliare le proteste nazionali e internazionali; infatti i corpi massacrati delle tre eroine vengono gettati con la loro macchina in un burrone.
L’ unica sorella sopravvissuta, perché non impegnata attivamente, Belgica Adele detta Dedé, ha dedicato la sua vita alla cura dei sei nipoti orfani: Nelson, Noris e Raul, figli di Patria; Minou e Manuelito, figli di Minerva, che avevano perso il padre e la madre, e Jaqueline figlia di Maria Teresa, che non aveva ancora compiuto due anni. Dedé esorcizzerà il rimorso per essere sopravvissuta alle amatissime sorelle dandosi il compito di custode della loro memoria: «Sopravvissi per raccontare la loro vita». Nel marzo 1999 ha pubblicato un libro di memorie Vivas in su jardin dedicato alle sorelle, le cui pagine sono definite come «fiori del giardino della casa museo dove rimarranno vive per sempre le mie farfalle».
La loro vita è stata narrata anche dalla scrittrice dominicana Julia Alvarez nel romanzo Il tempo delle farfalle (1994), da cui è stato tratto nel 2004 il film di Mariano Barroso In The time of Butterflies, con Salma Hayek. enciclopediadelledonne.it
In the times of butterflies (Il tempo delle Farfalle) è un film tv del 2001 diretto da Mariano Barroso. Si basa sul romanzo Il tempo delle farfalle, di Julia Alvarez. - Nel film Salma Hayek interpreta l'intelligente e grintosa Minerva, la prima delle tre sorelle a rivolgersi con passione al movimento di dissenso nei confronti del "Jefe", il tiranno. La seguiranno, costituendo con lei un vero gruppo sovversivo, la sorella maggiore Patria e la minore Maria Teresa. Le sorelle agirono per un lungo periodo con il nome di battaglia de "Le farfalle". Le tre sorelle furono trucidate in un agguato su una strada di montagna, al ritorno da un breve viaggio sull'isola e di una visita in carcere ai tre compagni, tutti detenuti per motivi politici. I corpi delle tre donne, bastonate e strangolate, furono trovati in un burrone, nel tentativo di simulare un incidente. Storiografia ufficiale e non ipotizzano che l'omicidio, che suscitò sull'isola grande emozione dando il via anche se non formalmente a un più ampio movimento di dissenso verso la dittatura, sia stato commissionato dallo stesso Trujillo, preoccupato dal crescente credito che "Le farfalle" stavano conquistando fra i popolani. Una delle scene chiave del film è riferita a un episodio non storicamente confermato, un tentativo di seduzione da parte del tiranno nei confronti proprio di Minerva, che respinse sdegnata e in pubblico le avances del Jefe, scatenandone l'odio nei confronti suoi e della sua famiglia.
VIVAS IN SU JARDIN. LA VERA STORIA DELLE SORELLE MIRABAR - Restò viva una sola sorella, sopravvissuta perché non impegnata attivamente, Belgica Adele detta Dedé, che dedicò poi la sua vita alla cura dei 6 nipoti orfani e alla memoria delle amatissime sorelle perdute: «Sopravvissi per raccontare la loro vita», disse. E infatti nel marzo 1999 pubblicò la prima edizione di questo libro di memorie, definendo le sue pagine come «fiori del giardino della casa museo dove rimarranno vive per sempre le mie farfalle».
La storia del 25 novembre e delle sorelle Mirabal uccise perché libere - Repubblica Dominicana. 25 novembre 1960. La jeep su cui viaggiano Minerva, Patria e Maria Teresa con l'inganno di poter rivedere i propri mariti, prigionieri politici, subisce un'imboscata da parte dei servizi segreti del regime di Rafael Leonidas Trujillo. Le donne vengono malmenate, violentate, strangolate e gettate in un fosso, nel tentativo di far sembrare la loro morte un incidente. È anche in ricordo di quel triplice femminicidio che il 25 novembre di ogni anno è dedicato all'eliminazione della violenza contro le donne
25 novembre, giornata contro la violenza sulle donne: la storia delle coraggiose sorelle Mirabal - In una foto degli anni '50 le sorelle Mirabal appaione belle, sorridenti: Patria Mercedes, María Argentina Minerva e Antonia María Teresa sono le tre sorelle uccise brutalmente il 25 novembre del 1960 dal regime del dittatore Trujillo a cui loro avevano tentato di opporsi. Questo evento e questa data sono stati scelte dall'ONU come simbolo della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne che si celebra in tutto il mondo nello stesso giorno.
La terribile storia delle sorelle Mirabal L’episodio dietro la Giornata mondiale - Le tre donne avevano 24, 36 e 34 anni e la loro jeep fu fermata da degli uomini armati su un ponte della zona di Mara Pica. Quegli uomini erano i militari del SIM, ed erano agli ordini del dittatore Trujillo. Le tre sorelle furono costrette a scendere dal veicolo e furono divise, in seguito furono portate a La Cumbre dove furono brutalmente picchiate, stuprate e uccise tramite strangolamento.