Cristina Trivulzio di Belgioioso nacque a Milano il 28 giugno 1808.
Benché nobile per nascita (i Trivulzio erano una nota famiglia aristocratica milanese) divenne principessa a seguito del matrimonio con il giovane e avvenente principe Emilio Barbiano di Belgioioso, uno scapestrato, che dilapidò una bella fetta del patrimonio della moglie e che le trasmise anche la sifilide. Questa donna, che fu una delle più importanti figure del nostro Risorgimento, é quasi sempre dimenticata negli insegnamenti scolastici o, al più, se ne dà un breve cenno, come se fosse stata, in quel grande teatro della rinascita nazionale, poco più di una comparsa. Forse questa trascuratezza é dovuta al sesso, ma se si guarda bene la sua vita, di cui Arrigo Petacco ha scritto ampiamente, si potrà notare che vi sono altri motivi, ben più rilevanti. Benché nobile e ricchissima era convinta che solo con l’istruzione dei suoi cittadini uno stato avrebbe potuto dar corso alle riforme che gli erano necessarie e che potevano così essere comprese da tutti. Scriveva senza remore, diceva sempre ciò che pensava – e pensava bene -, mettendo in piazza tutto quanto non era di dominio pubblico (e non erano bagatelle), insomma é facile ora comprendere perché una simile protagonista non abbia ancor oggi il rilievo che meriterebbe liberolibro.it Nella Milano stendhaliana di quel primo scorcio del secolo, quando i milanesi, passata la grande ubriacatura napoleonica, ancora stentavano ad adattarsi alle regole severe ristabilite dall'Austria metternichiana, il clamoroso annuncio del matrimonio della «Cristinetta» con quello scavezzacollo del Prince charmant rimbalzò da un salotto all'altro come il più piccante argomento di conversazione. D’altra parte, la stessa Cristinetta, ossia la marchesina sedicenne Cristina Trivulzio, unica erede del più cospicuo patrimonio della Lombardia, sapeva benissimo che razza di marito si fosse scelta. Anzi, forse era stata proprio la fama di sfrenato dongiovanni dai byroniani appetiti che circondava l'affascinante principe Emilio di Belgioioso ad accendere la sua capricciosa fantasia di ragazza inquieta e desiderosa di uscire da sotto l'ala protettrice dei suoi pedanti tutori. A farle modificare il suo spericolato proponimento non erano bastate le allarmate perplessità dei parenti, preoccupati soprattutto per la sorte del patrimonio di famiglia, e neppure un epitalamio scurrile e maligno che il conte Ferdinando Crivelli le aveva fatto pervenire alla vigilia delle nozze. Stampate su un elegante cartoncino rosa, le Stanze epitalamiche per le faustissime nozze di donna Cristina preconizzavano infatti alla sposa un futuro niente affatto roseo. «Un pezzo principesco hai tu voluto» scriveva rivolto a Cristina l’improvvisato poeta. «Ma poi che lui teco avrà goduto, / lussureggiando andrà con questa o quella.» E proseguiva sarcastico informandola che il suo sposo, «Prence di nome, ma birichin di fatto», non avrebbe mai messo la testa a posto e avrebbe continuato «a oziar nei caffè e nelle platee», cosicché non era difficile immaginare che «di puttaneggiar tutta la sua vita adombra». Ma così va il mondo, sembrava commentare rassegnato l’irriverente poeta, e «poiché la donna ama il peggio, il colpo hai fatto!». Infine, da buon uccello del malaugurio, il conte Crivelli concludeva con questa ironica esortazione: E invano ti udirem gridare aiuto: ma come indietro più non si ritorna, rendere solo potrai corna per corna. Purtroppo per Cristina, la maligna profezia si rivelerà esatta prima del previsto. Ma ciò che ora può stupire non è tanto la preveggenza del conte Crivelli quanto il fatto che, nel pieno della stagione romantica, un maturo signore di buona educazione e di nobili natali osasse rivolgersi a una innocente fanciulla alla vigilia delle nozze usando un linguaggio così offensivo e triviale.
Web Radio Associazione Vitanova NavigATTori, Santi (forse), Poeti: pensieri dedicati, a cura di Silvana Guida
In realtà, a stupirci siamo soltanto noi contemporanei ingannati dai ricordi scolastici e dalle letture di quelle sublimi poesie amorose che hanno creato nell’immaginario collettivo una falsa idea del romanticismo. Nella società europea dell’epoca, più che uno stile di vita, il romanticismo era soprattutto una moda raffinata che, in un certo senso, contribuiva semmai a rendere più stimolanti quelle trasgressioni che si sono sempre ripetute in tutte le stagioni. Al romanticismo ideale cantato dai poeti si opponeva insomma un romanticismo reale impastato di sbrigliate passioni, di raffinate dissolutezze, di adulteri e di giochi proibiti. La principessa del nord. La misteriosa vita della dama del Risorgimento: Cristina di Belgioioso Arrigo Petacco
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