Jill è una ragazza cresciuta nella giungla insieme col suo amico Joe, un gorilla di montagna tendente al gigantismo. I bracconieri, guidati dal perfido Andrei Strasser, hanno ucciso le madri di entrambi. Sia Jill che il gorilla cercano di sfuggire alla civiltà e al bracconaggio sempre in aumento, ma convinti da Grag O’Hara si ritrovano a Los Angeles perché l’animale possa essere ospitato in un rifugio di animali, dove il primate viene però intercettato da Strasser e i suoi sgherri, i quali gli causeranno volontariamente un momento di furia proprio durante una serata di gala per la sua presentazione. Joe viene cosi visto come un animale pericoloso e ne verrà ordinato l’abbattimento. Strasser offre l’aiuto a Jill per portare Joe nella sua riserva in Botswana, dove in realtà vende organi di animali al mercato nero, ma Jill ricordandosi di lui, si accorge dell’inganno e riesce a far scappare Joe in tempo dal camion su cui era stato clandestinamente caricato. Braccato dalle autorità, Joe si ritrova nel luna park di Santa Monica, dove Strasser provoca un incendio e tenta di uccidere Jill, ma viene lanciato da Joe contro a dei fili elettrici rimanendo fulminato. Intanto un bambino rimane intrappolato sulla ruota panoramica in fiamme. Joe riesce a salvarlo e viene infine riportato in Africa e liberato nella sua montagna, che Jill e Grag sono riusciti a far diventare una riserva.
Brividi ha ispirato l’omonima commedia, rappresentata dalla Compagnia Teatrale Zac Mac Kracken di Torino. Brividi, Destino, La Via Dei Misteri e Sittin’ On The Dock Of The Bay sono incluse anche nell’album La Via Dei Misteri. The Burning Shore è la colonna sonora originale del film televisivo La Montagna Dei Diamanti. You’re On My Mind è inclusa nella “Radio Version”. Mio Nemico (Amedeo Minghi / Pasquale Panella) è il tema della colonna sonora originale del film televisivo Fantaghirò.
Aver Paura D’Innamorarsi Troppo è inclusa anche in Ci Ritorni In Mente, omaggio a Lucio Battisti, di autori vari. A Che Servono Gli Dei è inclusa anche nell’album Incoerente Jazz.
noi siamo questa umanitàcome in mezzo ad una viasempre in cerca di utopiatuttavia che spazio c'èin me stessa e intorno a mequanto c'è da esplorarea che servono gli deisiamo noi il bene ed anche il malee la pace che non c'è
È la storia della vita di Frances Farmer, attrice teatrale e cinematografica, nata il 19 settembre 1913 e morta il 1º agosto 1970. Il suo spirito indipendente e ribelle entrò in conflitto con gli imperativi dello star system hollywoodiano e soprattutto con l'autoritaria madre, interpretata da Kim Stanley, che ottenne una nomination all'Oscar come miglior attrice non protagonista insieme a Jessica Lange (nomination all'Oscar per la migliore attrice protagonista ).
Ciò fu all'origine di un lungo percorso manicomiale da cui l'attrice uscì fisicamente e psichicamente devastata. Gran parte del film è un atto d'accusa contro le pratiche distruttive della personalità di una certa dottrina psichiatrica, tanto da rendere necessaria, nei titoli di coda, una nota del Dipartimento per la Salute Mentale della California in cui si precisa che "... le riprovevoli condizioni cui fu sottoposta Frances Farmer non sono rappresentative degli attuali trattamenti nel campo della salute mentale".
Frances Farmer nacque a Seattle, Washington, da Ernest Melvin Van Farmer e Lillian Ornum Farmer. A 18 anni (nel 1931), mentre frequentava la West High School, vinse $100 in un concorso di scrittura con il suo controverso saggio Dio muore. Il primo premio consisteva in un viaggio in Unione Sovietica che Frances accettò, nonostante la forte opposizione della madre, per frequentare il pionieristico Teatro d'Arte di Mosca. Di ritorno nell'estate del 1935 si fermò a New York, con la speranza di avviare una carriera teatrale, ma invece approdò alla Paramount Pictures come starlet.
Per il suo 22º compleanno si trasferì a Hollywood e nel 1936 partecipò al film Rhythm on the Range. Durante l'estate dello stesso anno accettò una partecipazione alla Samuel Goldwyn Productions per Ambizione, basato sul romanzo di Edna Ferber. Questo film ebbe un notevole successo e le sue interpretazioni, sia nella parte della madre sia della figlia, piacquero al pubblico e alla critica. Le recensioni salutarono nella Farmer l'avvento di una nuova stella. Nella speranza di consolidare la sua fama come attrice lasciò Hollywood per la più intellettuale East coast. Attirò l'attenzione del regista Harold Clurman e del drammaturgo Clifford Odets che la invitarono a far parte dell'Actor's Studio. A causa del richiamo esercitato al box office dalla Farmer, il connubio diventò il più grande successo commerciale nella storia del Gruppo. Nel 1938, durante una tournée nazionale, i critici sia a Washington sia a Chicago le diedero recensioni ottime
Frances Farmer ebbe una relazione con Odets, già sposato con l'attrice Luise Rainer, e si sentì tradita quando lui improvvisamente tornò dalla moglie. Quando il gruppo scelse un'altra attrice, la cui famiglia aveva finanziato la messa in scena a Londra, concluse che il gruppo aveva sfruttato la sua fama per raggiungere il successo e poi liberarsi di lei. Affranta, tornò a Hollywood e accettò di rimanere con la Paramount per un periodo di 3 mesi ogni anno per girare dei film. Il resto del suo tempo continuò a dedicarlo al teatro, tuttavia nelle successive due apparizioni a Broadway non ebbe ruoli importanti
Nel 1939 il suo disordinato stile di vita, caratterizzato da una personalità irrequieta e dall'uso di droghe, iniziò a danneggiare la sua reputazione. Nel 1940 abbandonò improvvisamente una commedia di Ernest Hemingway allestita a Broadway. A Hollywood era considerata scomoda: spesso veniva data in prestito ad altri studios mentre la Paramount le affidava solo ruoli secondari. Eppure nel 1942 la sua performance nel film Il figlio della furia con Tyrone Power fu lodata dalla critica. Nello stesso anno la Paramount annullò il suo contratto a causa del suo comportamento sempre più instabile durante la pre-produzione di Segretario a mezzanotte
Frances Farmer avrà la sua vendetta Maria Elena Villa
Frances Farmer avrà la sua vendetta su Mosca, la città che la ospitò brevemente per visitare il pionieristico Moscow Art Theatre, che la fece innamorare di Cechov e del teatro drammatico, ma che la segnò per sempre con l’appellativo di “comunista”, inaccettabile per la società americana.
Frances Farmer avrà la sua vendetta sulla Paramount, la casa cinematografica che si assicurò un contratto di sette anni dopo che Frances vinse un concorso di popolarità nel 1935.
La presentarono come “la nuova Garbo”, ma sprecarono il suo talento e la sua formazione drammatica in dimenticabili commedie di scarsa qualità. Questa situazione la portò ad un primo crollo nervoso e ad una furiosa litigata con Adolph Zukor, fondatore della Paramount, che fece di tutto per liberarsi di lei.
Frances Farmer avrà la sua vendetta su Washington e sul suo manicomio a Steilacoom, l’instituto dove è stata rinchiusa per dieci anni, dopo essere stata definitivamente dichiarata incapace di intendere e d i volere. Nessun’altra personalità del grande schermo ha mai passato così tanto tempo in un centro di igiene mentale.
Ma la sua vendetta più grande Frances Farmer l’avrà contro l’industria di Hollywood, che ha preferito l’ennesimo scandalo giornalistico all’aiutare una ragazza difficile ma fragile. Ha permesso che la situazione sfuggisse di mano, si è presa gioco di Frances, soprannominandola “Santa Patrona della Maddalene di Hollywood”, di quelle Clara Bow, Gail Russell, Gene Tierney che prima o dopo di lei, come lei “bevvero in onore della pazzia”.
È stata la prima giornalista investigativa e creatrice del genere di giornalismo sotto copertura. Il suo nome è legato anche ad un giro del mondo da record, completato in soli 72 giorni, emulando Phileas Fogg, protagonista del romanzo di Jules VerneIl giro del mondo in 80 giorni.
A causa delle difficoltà economiche fu costretta presto ad abbandonare gli studi ed a cercare un lavoro, così si trasferì a Pittsburgh dove cercò di diventare insegnante. Un articolo dal titolo What Girls Are Good For (A cosa servono le ragazze) pubblicato sul Pittsburgh Dispatch la spinse a scrivere una risposta al direttore firmandosi come Lonely Orphan Girl. La lettera colpì il direttore, George Madden, che prima offrì la possibilità alla Cochran di scrivere un articolo e subito dopo un posto stabile nella redazione del giornale.
Egli stesso trovò per Elizabeth anche lo pseudonimo che avrebbe usato per firmarsi, Nellie Bly, ispiratogli del titolo di una famosa canzone di Stephen Foster. Inizialmente lo pseudonimo avrebbe dovuto essere Nelly Bly, ma Madden scrisse erroneamente Nellie e l'errore rimase.
Nellie Bly si appassionò presto al giornalismo investigativo e si interessò più volte delle condizioni delle lavoratrici nelle fabbriche. Nel 1884 fu una delle poche giornaliste che intervistò Belva Ann Lockwood, la prima donna candidata alle elezioni presidenziali. Nel 1886, stanca delle pressioni degli industriali, che non volevano si occupasse di questioni sindacali e di lavoro, si trasferì in Messico come corrispondente estera. Iniziò a scrivere sulle condizioni sociali del paese sotto il potere di Porfirio Díaz e quando il governo messicano si rese conto del suo lavoro fu costretta a lasciare il paese e tornare in patria
Nel 1888 Pulitzer ebbe l'idea di realizzare quello che lo scrittore francese Jules Verne aveva immaginato in uno dei suoi libri più conosciuti, Il giro del mondo in 80 giorni. Pulitzer puntò su Nellie Bly e la sfidò a realizzare il viaggio in meno di 80 giorni. Il 14 novembre 1889 la giornalista partì da Hoboken, nel New Jersey, per il suo viaggio di 40 000 chilometri.
Il 25 gennaio 1890, alle ore 15,51, Nellie arrivò a New York. Aveva compiuto la circumnavigazione della Terra in settantadue giorni, sei ore, undici minuti e quattordici secondi. All'epoca si trattò di un record assoluto.
Il suo diario Around the World in Seventy-two Days fu un grande successo di pubblico: Nellie Bly divenne nota in tutto il mondo.
Non ho mai scritto una parola che non provenisse dal mio cuore. E mai lo farò.
Durante il suo viaggio attorno al mondo, visitò Europa, Giappone, Cina, Hong Kong e Sri Lanka. Mentre era in Francia si recò ad Amiens, la cittadina dove viveva Jules Verne. L'incontro con Verne era stato organizzato da Robert Sherard, corrispondente da Parigi del New York World. Nellie Bly arrivò ad Amiens il 22 novembre alle 16 e fu accolta dal famoso scrittore, accompagnato da sua moglie Honorine e dallo stesso Sherard, che fece da interprete. Verne la trovò "giovane, carina e snella come un fiammifero". La ricevette nel suo studio, dove lei lo intervistò (l'intervista venne pubblicata in seguito, mentre Nellie Bly era in Asia) successivamente ripartì per Calais, dove prese all'ultimo minuto il treno per l'Italia, con destinazione Brindisi[10]. Nellie Bly fu inoltre la prima donna a viaggiare attorno al mondo senza essere accompagnata ovunque da uomini e divenne un modello di emancipazione femminile. https://it.wikipedia.org/wiki/Nellie_Bly
Nel 2015 è uscito un film ispirato alla sua vita, dedicato alla sua esperienza in manicomio, dal titolo "10 Days in a Madhouse", di Timothy Hines.
Nellie Bly è lo pseudonimo di Elisabeth Jane Cochran, nata nel 1864 in Pennsylvania, USA.
Nellie Bly è anche (da pochi) ricordata come una delle giornaliste di cronaca più brave e coraggiose della storia.
E la storia della vita di Nellie è davvero straordinaria e da ricordare, e grazie a Tunué, Luciana Cimino e Sergio Algozzino anche questa sarà una cosa più semplice da fare.
Il fumetto da poco editato sulla vita e le imprese della giornalista Nellie Bly inizia con salti temporali di decine di anni in tre pagine: dal 1887, al 1999, al 1921, spiazzando il lettore e incuriosendolo immediatamente.
La sceneggiatura creata da Luciana Cimino non annoia mai, anche chi, come me, conosceva già la biografia della giornalista.
Anche se è la stessa Nellie, nel 1921, a raccontare le sue esperienze, la narrazione è provocata da Miriam, studentessa di giornalismo alla Columbia University che decide di approfondire il lavoro dell’ormai anziana Miss Bly.
I disegni di Algozzino lasciano trapelare la cura e la preparazione che sono poi illustrati dallo stesso alla fine del volume. Disegno e colori sono ponderati e preparati esclusivamente per rappresentare al meglio l’agire di queste due donne, la giovane Miriam e l’anziana Nellie, che intersecano le loro strade in modo indelebile.
Scritto e composto dalla stessa Alice, è uno dei brani tratti dall'album "Falsi allarmi". Uscito nell'autunno del 1983, dopo la vittoria (in coppia con Nada) alla gara canora "Azzurro", l'album interrompe temporaneamente la collaborazione con Franco Battiato, per quanto riguarda musica, testi e arrangiamenti, ai quali collabora invece Matteo Fasolino. "Falsi allarmi" venne pubblicato in vari paesi europei, trainato dal successo internazionale dei singoli "I treni di Tozeur" (duetto con Franco Battiato con cui i due parteciparono all'Eurofestival '84 classificandosi al 5° posto) e "Zu nah am feuer", incisa insieme al cantautore tedesco Stefan Waggershausen (oltre un milione di copie vendute).
La vita, i successi, gli amori e la decadenza di Carolina Augustina Carasson, detta La Bella Otero: la piccola spagnola che, nata poverissima, grazie al suo talento e alla sua bellezza diventerà un simbolo della Bella Epoque e una delle prime dive del cinema muto.
Una accurata biografia a cura di Massimo Grillandi
"Aveva ubriacato di sé Parigi
Il corpulento sacerdote scende dal calesse. Cigolano le molle delle balestre, geme il predellino sotto il peso inusitato, piange quasi la ghiaia ai due o tre passi che egli muove.
Una luce da acquario, tenue eppure nitida
Resta solo l’ebbrezza sottile della danza, il piacere di librarsi in una serie ininterrotta di figure ciascuna delle quali è degna di poema."
Nome d'arte della ballerina e cantante spagnola Augustina Carasson Otero, nota anche col nome di La Bella Otero (Valga 1868-Nizza 1965). Una delle più celebri donne della belle époque, figlia di una gitana e di un commerciante greco, esordì ancora adolescente a Lisbona e si esibì poi in numerosi teatri europei. Nel 1892 la scrittura alle Folies-Bergère consacrò un successo ottenuto, oltre che per le sue doti di ballerina, per la sua vistosa bellezza e per il suo temperamento vivace e spregiudicato. Al centro delle cronache mondane e scandalistiche, fu sulle scene dei più importanti teatri parigini, europei e americani fino al 1918 quando si ritirò. Si esibì anche in alcune pantomime e, senza troppo successo, come cantante in alcune opere. Raccolse le sue memorie in Le roman de la Belle Otéro (1926).
Una giornalista e una psicologa insieme per capire cosa passa nella mente e nel cuore degli uomini che hanno ucciso le loro donne, per tentare di riconnettere esperienze di femminicidi alla realtà dei fatti ma, anche, al contesto culturale e al percorso psicologico che porta uomini normali a diventare assassini e a non assumersene, però, nel profondo, la responsabilità.
Dalle interviste di Luca, Giacomo, Luigi risulta chiaro che non sono mostri, non sono malati. Sono persone normali. Le autrici lo affermano con forza: non ci sono raptus, né scatti d’ira, il percorso verso il femminicidio è più lungo, lastricato di silenzi, di prigioni culturali, di diversi modi di intendere la vita, dell’incapacità di dare un nome ai sentimenti, alle situazioni e quindi di riconoscerle.
«Arriviamo a un punto e decidiamo se usare la ragione o la forza. Se vogliamo mantenere ad ogni costo il potere su una persona fino ad arrivare a toglierle la vita o se vogliamo amare, liberamente, accettare che questo possa finire e possa far male.»
Una giornalista e una psicologa insieme per capire cosa passa nella mente e nel cuore degli uomini che hanno ucciso le loro donne, per tentare di riconnettere esperienze di femminicidi alla realtà dei fatti ma, anche, al contesto culturale e al percorso psicologico che porta uomini normali a diventare assassini e a non assumersene, però, nel profondo, la responsabilità.
Dalle interviste di Luca, Giacomo, Luigi risulta chiaro che non sono mostri, non sono malati. Sono persone normali. Le autrici lo affermano con forza: non ci sono raptus, né scatti d’ira, il percorso verso il femminicidio è più lungo, lastricato di silenzi, di prigioni culturali, di diversi modi di intendere la vita, dell’incapacità di dare un nome ai sentimenti, alle situazioni e quindi di riconoscerle.
«Arriviamo a un punto e decidiamo se usare la ragione o la forza. Se vogliamo mantenere ad ogni costo il potere su una persona fino ad arrivare a toglierle la vita o se vogliamo amare, liberamente, accettare che questo possa finire e possa far male.» https://www.morlacchilibri.com
Lise Meitner (Vienna, 7 novembre1878 – Cambridge, 27 ottobre1968) è stata una fisicaaustriaca.Era la terza di otto figli che i genitori incoraggiavano a studiare, le ragazze meglio se il francese, che avrebbe consentito loro di lavorare come istitutrice in una famiglia aristocratica. Ma Lise aveva voti così eccezionali che il padre le pagò studi privati. All’università di Vienna – preclusa alle donne, e che dunque non aveva potuto frequentare per la laurea – , nel 1906 fu la seconda donna a ottenere un dottorato in fisica con il cupo e geniale Ludwig Boltzmann. Il quale la raccomandò a Max Planck, all’università di Berlino, che fece eccezione anche lui: accettò che ne seguisse le lezioni sebbene donna, dopo un anno ne fece la propria assistente e ne seguì con interesse le ricerche per identificare vari isotopi di elementi radioattivi insieme a un altro docente, il chimico Otto Hahn. Quando Hahn ebbe un dipartimento di radiochimica in proprio, al nuovo Kaiser Wilhelm Institut, la registrò come “ospite” e solo nel 1913, dopo una battaglia con l’amministrazione, le fece finalmente pagare uno stipendio.
Come Marie Curie, ma sul fronte opposto, quando scoppia la guerra mondiale Lise torna in Austria come infermiera volontaria e applica i raggi X alla medicina, ma rientra presto in laboratorio e nel 1917 scopre il protoattinio con Hahn, il quale le affida la direzione del laboratorio di fisica. Riceve anche il titolo di professore e nel 1926 un quotidiano berlinese riferisce che «l’Esimia Professoressa Meitner ha inaugurato l’anno accademico con una lezione di fisica cosmetica», invece di cosmologica. Cocciuta, sicura di sé, è invitata a tutte le conferenze Solvay dove i colleghi l’ascoltano con attenzione e prendono nota. In effetti, i suoi anni Venti sono straordinari: dimostra la stessa creatività teorica e sperimentale di Enrico Fermi. Scopre che senza emettere radiazione, gli elettroni passano da un’orbita all’altra nella “nube” che formano attorno al nucleo di un atomo, un effetto detto Auger, dal nome del fisico francese che lo misura due anni dopo; che nel decadimento radioattivo si formano raggi gamma, che il neutrino esiste prima ancora che qualcuno gli abbia dato un nome; e per la prima volta osserva positroni-elettroni accoppiati usando una camera a nebbia. Nel 1930 con il giovane chimico Fritz Strassmann e Hahn partecipa alla gara per creare elementi più “pesanti” dell’uranio insieme al gruppo di Rutherford in Inghilterra e di Fermi in Italia.
Da pacifista convinta, Meitner si rifiutò di accettare incarichi di ricerca per la costruzione di una bomba atomica nonostante le ripetute richieste dagli Stati Uniti. Preferì rimanere in Svezia durante la guerra.
L'opera di Lise Meitner spesso viene ridotta alla scoperta delle basi della fissione nucleare , fondamentale per lo sviluppo della tecnologia della fissione, che pochi anni dopo la pubblicazione risultò utile nella costruzione della bomba atomica. Inoltre, le sue teorie resero possibile l'uso pacifico dell'energia nucleare. Lise Meitner osservava questi sviluppi con occhio critico, in modo simile al suo collega Otto Hahn e altri pionieri della fisica nucleare come per esempio Albert Einstein.
In pensione dal 1954, Lise va a vivere a Cambridge vicino al nipote. Continua a corrispondere affettuosamente con Hahn fino alla morte di lui, il 28 luglio 1968, tre mesi prima della propria. Nel 1997, il suo nome viene dato a un nuovo elemento transuranico, il meitnerio.
"E' una falsità che i librai si occupino di libri. Si occupano delle persone."
Pag. 20
Dall'autrice del bestseller La collezionista di libri proibiti
Margherita ha un dono: sa consigliare a ogni persona il libro giusto. È per questo che, delusa dalla fine della sua storia d’amore, lascia Parigi e torna a Venezia, con l’intenzione di aprire una libreria nella bottega d’antiquariato appartenuta al padre. Poco prima dell’inizio dei lavori di ristrutturazione, rovistando tra vecchie carte, Margherita trova, incastrata in fondo a un cassetto, una foto che ritrae una giovane donna. “Per Anselmo, il mio grande amore”, recita la dedica sul retro, che riporta anche data e luogo: aprile 1945, Borgo degli Albizi, Firenze. Margherita nota con stupore che la ragazza ha al collo un ciondolo identico a quello che le ha lasciato suo zio Anselmo. Com’è possibile? Quel ciondolo è un pezzo unico, non può trattarsi di una copia. Incuriosita dalla scoperta, decide di indagare e parte per Firenze. La sua piccola ricerca la conduce in una libreria, la cui proprietaria è la figlia di Emma, proprio la donna della foto. Ma in quel luogo Margherita conosce anche qualcun altro: Fulvio, uno scrittore un tempo famoso, che non pubblica da anni e che nasconde un mistero nel suo passato…
Una giovane donna alla ricerca del suo passato.
Un incontro del destino tra le pagine di un libro.
Hanno scritto
«Cinzia Giorgio imbastisce sapientemente una storia tutta costruita sulla passione per la lettura dimostrandosi una scrittrice colta, che sa maneggiare molto bene la lingua e le parole.»
Leggendaria
«Un romanzo al femminile, ma non banale, appassionato, che ha per protagonista l’amore per i libri.»
Questi dieci racconti narrano vicende di fame, sofferenza, speranza, miseria, memoria, guerra e solidarietà. Raccontano vicende degli anni '30 e '40 del Nazismo e del Terzo Reich, ma lo fanno nel modo sublime dei grandi scrittori: partendo da personaggi della quotidianità. Aguzzini che si intrecciano a fanciulle indifese, spie e anziani nascosti per sfuggire alla morte, donne eroiche e soldati fragili. La grande letteratura dell'autrice de "Il rogo di Berlino" e "Lasciami andare madre" (Adelphi) è qui rappresentata in pagine di lucida disamina dell'animo umano.
Per un pugno di cioccolata e altri specchi rotti Helga Schneider Editore: Oligo Collana: Oro Anno edizione: 2019 In commercio dal: 10 ottobre 2019 Pagine: 176 p., Brossura EAN: 9788885723238
Viaggiare è una conquista recente per le donne, e oggi anche un'opportunità di conoscenza e arricchimento personale, una piccola guida per chi non si accontenta di un qualsiasi itinerario, ma cerca consigli per l'organizzazione, suggerimenti di turismo responsabile e riflessioni sul senso del viaggio.
TIPI DI VIAGGIATRICI (INGLESE)
la viaggiatrice no limits (the no-limits traveller)
La viaggiatrice no limits non si fa intimidire dalla moda e nemmeno da dislivelli paurosi, fiumi e rapide, caldo insopportabile e animaletti di tutti i generi e di tutte le taglie.
(The no-limits traveller doesn’t get intimidated by fashion and not even by scary slopes, rivers and rapids, unbearable heat and animals of all types and sizes.)
la viaggiatrice eco-chic (the eco-chic traveller)
Alla viaggiatrice eco-chic la paventata fine del petrolio non fa paura: sul “suo” atollo preferito ci arriva in barca a vela, con lo skipper personale.
(To the eco-chic traveller, the feared end of petroleum isn’t scary: she arrives on “her” favorite atoll in a sailboat with a personal skipper.)
ABBIGLIAMENTO (INGLESE)
gli abiti cult della stagione (the cult clothes of the season) /
gli accessori must (the must-have accessories)
Nella sua valigia non mancano mai gli abiti cult della stagione e tutti gli accessori must.
(In her suitcase, the cult clothes of the season and all the must-have accessories are never lacking.)
DESTINAZIONI (INGLESE)
woman friendly [accomodazioni]
Esistono alberghi e B&B che si distinguono grazie all’accoglienza woman friendly.
There exist hotels and B&B that distinguish themselves thanks to their woman-friendly welcome.