Forse sono i due titoli più belli e strani del Novecento: "Cent'anni di solitudine" e "Il dio delle piccole cose" - e in italiano suonano con lo stesso ritmo poetico e malinconico. Ma il fascino del titolo non è la sola cosa che hanno in comune il grande libro di Gabriel Garcia Marquez e il romanzo di Arundhati Roy.
Irene Bignardi, La Repubblica
Arundhati Roy, un fenomeno letterario sensazionale.
New York Times
Vincitore del Booker Prize e libro più venduto in tutto il mondo nella storia di questo prestigioso premio Ammu, figlia di un alto funzionario, decide di lasciare il marito violento e di tornare a casa con i suoi bambini, i gemelli Estha e Rahel, maschio e femmina. Nell’India meridionale dei tardi anni Sessanta, però, dove il benessere e talvolta persino la sopravvivenza sono ancora legati all’arrivo del monsone, una donna divorziata come lei si ritrova priva di una posizione sociale riconosciuta. A maggior ragione se commette l’imperdonabile errore di innamorarsi di un paria. Non è dunque una vita facile quella toccata ai gemelli, legati nel profondo da «un’unica anima siamese». Considerano Velutha, l’intoccabile che la madre può amare solo di notte, giù al fiume, in segreto, un padre,ma hanno anche dei nemici: quella Baby Kochamma eccessiva nella stazza quanto nei pregiudizi di casta; e forse anche l’amato zio Chacko, fantasioso intellettualoide e marxista per convenienza.Caso letterario che ha rivelato al mondo una nuova autrice e con lei un’intera generazione di scrittori indiani, il romanzo d’esordio di Arundhati Roy è la storia di un grande amore, e dell’eterno conflitto tra sentimenti e convenzioni, attraverso gli occhi di due bambini, capaci di cogliere le piccole cose e i piccoli eventi al di là di ogni distinzione sociale e morale. Nei loro pensieri e nelle loro parole, espresse in una lingua che deforma l’inglese degli ex dominatori, risuona la critica più radicale a ogni legge che stabilisca chi si deve amare, e come, e quanto.
9788823518629
NARRATORI DELLA FENICE
GUANDA
368 pagine, Cartonato
- Anno di pubblicazione: 2010
La follia sgusciò dentro attraverso un interstizio della Storia. Ci mise solo un istante.
Se la toccava, non poteva parlarle, se l’amava non poteva andarsene, se parlava non poteva ascoltare,
se lottava non poteva vincere...
Il kathakali ha scoperto molto tempo fa che il segreto delle Grandi Storie è che esse non hanno segreti. Quelle in cui possiamo entrare da una parte qualunque e starci comodi. Sappiamo in anticipo come vanno a finire, eppure le seguiamo come se non lo sapessimo. E ciononostante vogliamo sentirle un’altra volta.
In questo consiste il loro mistero e la loro magia.
Raccontare una storia, decidere quale forma darle e poi soffiare via l’involucro dentro al quale l’abbiamo rinchiusa:
questo è “Il dio delle piccole cose”.
Con una scrittura sublime, l’autrice Arundhati Roy ci conduce in quel luogo in cui si ritrovano gli eroi dopo che
"la storia sbagliò il passo, fu sorpresa con la guardia abbassata".
ARUNDHATI ROY, nata nel Kerala, si è laureata alla Delhi School of Architecture e vive a New Delhi. E’ stata assistente al National Institute of Urban Affairs e ha studiato Restauro dei monumenti a Firenze. Ha scritto alcune sceneggiature e collabora a varie testate, fra cui “Internazionale”.
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